Ai recenti Campionati di atletica europei ha fatto il bis di ori, laureandosi campionessa dei cinquemila e dei diecimila metri. Tra qualche mese sarà a Parigi per disputare per la seconda volta in carriera le Olimpiadi. Nadia Battocletti, atleta di punta della nazionale italiana di atletica leggera, studia Ingegneria edile-Architettura al Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica (Dicam) dell’Università di Trento.
Buongiorno Nadia, che ricordi hai della tua prima avventura olimpica (Tokyo 2020), terminata con il settimo posto in finale?
«Le Olimpiadi di Tokyo sono state una sorpresa, fino a poco tempo prima della partenza non pensavo neppure di partecipare. Nei mesi precedenti, infatti ho gareggiato in tutta Europa per ottenere la qualificazione. Quando sono arrivata a Tokyo ho passato due settimane in un college, prima di entrare nel villaggio olimpico nei giorni antecedenti alle gare. È stata un’esperienza unica che sarà difficile rivivere a Parigi. Non c’era il pubblico e vivevamo in 11mila in una sorta di mini-città da cui non potevamo uscire. A livello sportivo è andata benissimo, ho superato le mie aspettative. Ho passato il primo turno e ho gareggiato in finale, correndo al fianco di atlete che fino a qualche anno prima guardavo soltanto in televisione e realizzando il mio record personale».
Cosa ti aspetti da Parigi 2024?
«A Parigi 2024 sono iscritta sia sui cinquemila che sui diecimila metri. Non sono ancora uscite le start list con gli atleti partecipanti, quindi non è facile fare una previsione. Nella gara dei cinquemila metri punto sicuramente ad arrivare in finale e poi da lì giocarmela al massimo delle mie possibilità, come da prassi in questo genere di manifestazioni. La gara dei diecimila metri prevede invece una corsa unica».
Come nasce la tua passione per l’atletica?
«Sono figlia di due atleti e da piccola ho praticato tantissimi sport, dallo sci al golf, passando per il basket, il badminton e l’arrampicata. In questo senso ha avuto un’importanza particolare la scuola, che mi ha incentivato ad approcciarmi a nuovi sport e a provare diverse discipline. Ho iniziato a correre per caso a sette anni. Ero a pranzo coi miei familiari in un paesino e nel pomeriggio, incoraggiata da mia mamma, partecipai a una gara di corsa. Da quel momento non ho più abbandonato l’atletica».
Studi Ingegneria edile-Architettura: come è nato l’interesse per la materia? Cosa ti piace del corso?
«Durante l'ultimo anno delle scuole superiori ho cercato di approfondire tutte le materie per capire quali potessero essere i miei interessi. Devo dire che il settore dell’ingegneria e delle strutture mi è sempre piaciuto, ho voluto esplorare le possibilità in tal senso e la mia scelta è ricaduta su Ingegneria edile-Architettura. Il mio corso prevede tante ore di laboratorio e di esercitazioni e questo mi sta permettendo di incrementare le mie abilità di teamwork e organizzazione. Un altro aspetto che apprezzo particolarmente del mio corso è che unisce materie differenti tra di loro: mi è capitato di dover svolgere esami di idraulica e poi affrontare tematiche come il design».
Com'è conciliare impegni sportivi e accademici? Cosa ti ha spinto ad aderire al programma di doppia carriera TopSport?
«Sono abituata sin da piccola a far convivere studio e sport. Nei periodi più impegnativi esco presto a correre la mattina, per poi frequentare la lezione verso le 8:30-9, passare l’intera giornata all'Università e poi allenarmi di nuovo la sera. Il programma TopSport aiuta a organizzarmi specialmente per quanto riguarda gli appelli di esame, dato che mi è capitato che cadessero negli stessi giorni delle gare. In generale è uno strumento utile per far comprendere che devo riuscire a conciliare gli impegni universitari con quelli sportivi».
Pensi che il fatto di praticare sport ad alto livello possa aiutare nella capacità di affrontare la carriera accademica? Ci sono dei punti in comune tra preparare una gara e un esame?
«Certamente lo sport mi ha agevolato nel far pesare meno lo studio, dato che sono abituata a gareggiare all’interno di stadi con anche 30mila persone. Il concetto di arrivare pronta ad una gara e a un esame è lo stesso, entrambe le situazioni richiedono una buona preparazione».