Imparare facendo. È il punto di forza che da otto anni anima l’iniziativa "E-Agle Trento Racing Team". Una squadra composta da studenti e studentesse di diversi dipartimenti dell’Università di Trento che collaborano, tutti insieme, per un obiettivo comune: realizzare una vettura monoposto elettrica da competizione, a ruote scoperte. Come nella migliore tradizione della Formula 1.
Dal 2016 il progetto è cresciuto, si è radicato sul territorio, i prototipi delle monoposto sono stati continuamente rivisti e migliorati. La cura, la passione, la voglia di imparare di ogni partecipante del gruppo hanno spinto a risultati sempre migliori. Anche in pista. L’auto infatti partecipa ogni anno al campionato Formula Student, competizione ingegneristica che vede gareggiare atenei di tutto il mondo per dimostrare l’efficacia delle soluzioni innovative fornite dalla propulsione elettrica. Il nuovo modello è stato presentato venerdì sera al teatro Sanbàpolis di Trento. E, dopo i ritocchi finali, sarà carica per le prossime gare in calendario: la settimana di ferragosto in Germania all'Hockenheimring, ex circuito di Formula1 e la prima settimana di settembre all’autodromo di Varano de' Melegari (Pr). A spiegare le caratteristiche tecniche del nuovo modello è Thomas Nonis, team leader della scuderia trentina. «Ci siamo concentrati sui problemi riscontrati l’anno scorso in gara. Abbiamo lavorato sull’affidabilità del mezzo, lavorando molto sulla progettazione delle schede elettroniche e sul loro software. Ci siamo impegnati molto anche a livello di aerodinamica riprogettando l’ala anteriore e rivedendo la carenatura. E anche dal punto di vista estetico questa parte adesso è più curata». Guardando alla performance del veicolo e tenendo fede ai pilastri dell’iniziativa, cioè realizzare mezzi sostenibili e creare una sinergia con le aziende del territorio, il gruppo di lavoro ha progettato una soluzione innovativa che riguarda il pacco batteria, una delle componenti che per qualsiasi veicolo arrivato a fine vita più difficile da smaltire e quindi altamente inquinante. «La nostra idea – prosegue Thomas – dalla quale potrebbero nascere anche dei brevetti, è efficiente in gara perché dotata di raffreddamento a liquido. Inoltre, il sistema di assemblaggio non prevede collanti e questo permette di smontare facilmente il pacco batterie separando i vari componenti per riutilizzare le celle o riciclarle in qualche altra applicazione». Questa proposta è nata su stimolo di Röchling, azienda multinazionale con sede a Laives, specializzata nel campo dell'automotive. «L’impresa altoatesina – spiega Paolo Bosetti, fondatore e supervisore della squadra – è interessata alla realizzazione di strutture di contenimento per i pacchi batteria. E ci ha chiesto di poter collaborare allo sviluppo e al testing di una nuova soluzione. Questo è un esempio concreto di trasferimento tecnologico e di come la squadra può collaborare con le industrie del territorio per fare innovazione». La vera energia di tutto il progetto sono gli ottanta ragazzi e ragazze, appartenenti a quasi tutti i dipartimenti dell’Università di Trento, che sono riusciti a mettere a frutto, ad assemblare – è il caso di dire - le loro competenze e i loro interessi. Filippo Faccini è il presidente dell’associazione sportiva dilettantistica, composta unicamente da studenti, E-Agle Trento Racing Team. «Ogni settimana il team leader e i responsabili dei diversi gruppi di lavoro si sono incontrati per cercare di orchestrare le varie parti organizzative, dalla progettazione alla fabbricazione, dall’analisi finanziaria al reperimento di fondi e sponsor. Quello che ci accomuna è la passione e la voglia di imparare. Nessuno che entra nel team è già in grado di fare quello di cui si occuperà. Sono cose specifiche e avanzate. Si impara insieme, tra di noi. Con un periodo di affiancamento che serve a renderci autonomi».
È proprio l’aspetto pratico che viene apprezzato maggiormente da chi entra a far parte della scuderia. «Nell’università purtroppo ci fermiamo quasi sempre alla teoria» dice Thomas. «Con questa esperienza invece ciò che facciamo ha delle conseguenze reali. Quello che progettiamo deve funzionare perché c’è una gara da affrontare. Una formazione senza eguali». Ma anche l’aspetto collaborativo e di socializzazione ha il suo peso. «È stimolante poter lavorare in un ambiente in cui tutti vogliamo arrivare allo stesso scopo, far andare la macchina più forte possibile. Ognuno con le proprie caratteristiche. Questa è la parte bella e anche difficile per un gruppo così grande». Oltre al fatto che vivere un’esperienza così formativa e diversa può offrire molteplici opportunità lavorative. «È un’esperienza che viene apprezzata da un datore di lavoro. Quando terminerò la laurea magistrale sarò un neolaureato con 5 anni di esperienza, cosa che quasi sempre è un eufemismo, ma nel nostro caso è veramente così» afferma Thomas. Dello stesso parere Filippo. «Avere nel curriculum un’esperienza come la Formula Student vale oro. E non solo per il settore dell’automotive. Tutte le aziende sanno di cosa si tratta. Capiscono l’entità del lavoro e dell’impegno svolto».
«La Formula Student è una forma di