Gianmarco Graziani durante un match dell'UniTrento Volley

Sport

A fil di rete tra psicologia e volley

Gianmarco Graziani gioca nella UniTrento Volley e studia Scienze Motorie, Sport e Benessere col sogno di fare il mental coach

27 novembre 2024
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di Daniele Santuliana
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

UniTrento Volley nasce nel 2019 dalla collaborazione tra Università di Trento e Trentino Volley con lo scopo di creare una squadra agonistica composta prevalentemente da studenti dell’Ateneo. Come gli altri programmi Dual Career dell’Università, UniTrento Volley aiuta gli studenti-atleti a conciliare gli impegni sportivi con quelli accademici, offrendo supporto nella gestione del percorso formativo e nell’accesso ai servizi d’Ateneo.

Gianmarco Graziani frequenta a Rovereto il primo anno di Scienze motorie, sport e benessere e gioca come libero nella formazione.

Gianmarco, come è arrivato a Trento?

«Sono nato a Ravenna, ma ho vissuto i primi anni a Forlì, dove ho frequentato le scuole elementari, le medie e i primi anni delle superiori. In quarta liceo, mi sono trasferito a Trento per giocare nella Trentino Volley e concludere gli studi al Liceo Da Vinci».

Quando ha iniziato a giocare a pallavolo?

«Ho iniziato a fare sport da bambino. Inizialmente, praticavo sia tennis, sia pallavolo, poi mi sono avvicinato sempre più al volley. Il momento decisivo è stata l’estate tra la seconda e la terza media, lì ho preso la decisione definitiva. In famiglia, ho sempre ‘respirato’ la pallavolo: mio padre giocava in B1, mia madre ha giocato in nazionale e ha partecipato alle Olimpiadi; giocavano a pallavolo anche uno zio e una zia. All’inizio mi ero buttato sul tennis perché mio padre era un grande appassionato di quello sport e anche mio fratello più grande lo praticava. D’altronde, tennis e pallavolo hanno molto in comune, a partire dal movimento, lo smash, la schiacciata».

Quale percorso di studi sta seguendo all’Università di Trento?

«La mia esperienza a UniTrento è cominciata nel 2023 al corso di laurea in Scienze e Tecniche di Psicologia cognitiva. Quest’anno, sono passato però al nuovo corso in Scienze Motorie, Sport e Benessere, rimanendo sempre al Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive.

Come è stato il passaggio tra i due corsi di laurea? E come stanno andando i primi mesi a Scienze motorie?

«La psicologia è un ambito che mi è sempre interessato, però lo scorso anno avevo difficoltà a seguire le lezioni e mi ritrovavo spesso a studiare le dispense a casa. Quando ho saputo del nuovo corso di laurea, ho colto l’occasione al volo. Il dipartimento è lo stesso, il Dipsco, e anche in questo percorso sono previsti esami in psicologia. Per ora le cose stanno andando bene, riesco a frequentare le lezioni e ho già dato il primo esame».

Come concilia studio e sport?

«Di solito, preferisco studiare la sera, dopo gli allenamenti. Anche se sono stanco, studio meglio a fine giornata, quando ho meno distrazioni: niente messaggi, niente gente che mi cerca, pochi stimoli insomma. Così riesco a essere più concentrato. Nella prima parte del pomeriggio faccio molta più fatica. Quando invece ho giornate libere dagli impegni sportivi, cerco di studiare anche la mattina».

Quale insegnamento dello sport è applicabile nello studio? E viceversa?

«Parto dalla seconda domanda: quello che ho studiato mi ha aiutato senz’altro a migliorare alcuni aspetti della mia preparazione atletica, da un punto di vista fisico, ma anche mentale. Penso, ad esempio, alla gestione delle emozioni, ma anche a come mantenere un corretto regime alimentare. La gestione delle emozioni, in particolare dell’ansia, è però anche l’insegnamento dello sport che posso applicare in ambito universitario. Spesso vedo i miei colleghi preoccupati per un esame o per un voto. Situazioni che per me, abituato a gestire la tensione in campo, non sono grandi fonti di ansia».

Come si vede nel futuro?

«Spero di riuscire a diventare un giocatore professionista, magari nella prima squadra della Trentino Volley. Quando smetterò di giocare, però, vorrei fare il mental coach in ambito sportivo. Per questo ho scelto di seguire un percorso di studi con esami in psicologia. Mi piacerebbe accompagnare in questa veste sia singoli atleti, sia squadre, magari proprio di pallavolo».