Un momento della cerimonia ©UniTrento - Ph. Federico Nardelli

Sport

Lo sport tra le missioni di UniTrento

Sono oltre 170 le studentesse e gli studenti che nel corso degli anni hanno preso parte al programma TopSport

28 novembre 2024
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di Federico Fuiano
Ufficio Sport

L’Università di Trento considera lo sport una parte integrante del percorso di studi e sostiene i propri studenti atleti e le proprie studentesse atlete. Giovedì 28 novembre, l’Ateneo ha accolto chi partecipa ai programmi sportivi dual career con una cerimonia di saluto nella Sala delle Scienze di Palazzo Sardagna. Nel corso dell’evento il rettore Flavio Deflorian ha sottolineato come lo sport, al pari dello studio, rappresenti un importante strumento di crescita personale e professionale. Sono intervenuti anche Paolo Bouquet, delegato del rettore allo Sport con delega speciale alle Olimpiadi invernali 2026, Paola Mora, presidente del Comitato provinciale di Trento del Coni, e Massimo Bernardoni, presidente del Comitato Italiano paralimpico Trento e Bolzano. In seguito è stato consegnato un riconoscimento per premiare alcune studentesse, studenti e alumni che hanno partecipato alle Olimpiadi di Parigi 2024: Elena Bellò, Gianluca Pozzatti e Ruggero Tita, per cui era presente la mamma Mirta Alberti.
UniTrentoMag ha chiesto a Paolo Bouquet di raccontare l’impegno di UniTrento in questo ambito.

Professor Bouquet, com’è cresciuta in questi anni la cultura sportiva all’interno dell’Ateneo?

«La cultura sportiva sta crescendo in generale nel nostro paese, avviando quella che alcuni hanno chiamato una sorta di transizione sportiva. Si passa da una visione in cui pochi atleti fanno soltanto sport agonistico a una visione in cui lo sport è parte integrante della vita delle persone, nonché strumento potentissimo per la trasformazione sociale e lo sviluppo economico. Questo si riflette anche nel nostro Ateneo, dove da sempre cerchiamo di portare avanti un’idea di sport integrato nelle missioni dell’università, ovvero didattica, ricerca e terza missione».

Quali sono i numeri dei programmi sportivi dell’Università di Trento e quale evoluzione c’è stata negli anni?

«Il nostro Ateneo sostiene da sempre le studentesse e gli studenti impegnati nel mondo dello sport e nel 2011 ha istituito il primo programma di doppia carriera in Italia, TopSport. Il progetto vede coinvolti 56 studenti nell’anno accademico 2024-2025 e offre ad atlete e atleti di alto livello un supporto concreto nel conciliare impegni sportivi e accademici. Negli anni ha visto partecipare più di 170 studenti. Sono invece 85 gli studenti-atleti di Uni.Team, il programma che offre la possibilità di praticare l'attività sportiva sotto i colori del Cus Trento. Non va poi dimenticato UniTrento Volley, programma nato nel 2019 dalla collaborazione tra Università di Trento e Trentino Volley con lo scopo di creare una squadra agonistica composta prevalentemente da studenti dell’Ateneo».

Quali risultati hanno conseguito le atlete, gli atleti e i team inseriti nei programmi UniTrento?

«I risultati sono molto diversi a seconda del programma di dual career di cui parliamo. Da un lato abbiamo avuto l’onore di ammirare una nostra studentessa-atleta del programma TopSport, Nadia Battocletti, vincere una splendida medaglia olimpica ai Giochi di Parigi 2024. Questo si unisce alla soddisfazione di vedere la partecipazione ai giochi olimpici di altri nostri atleti TopSport. Ma anche tutti gli altri atleti dei diversi programmi hanno fatto un eccellente lavoro. Senza contare che a mio parere, quando parliamo di sport universitario, non parliamo soltanto di risultati, ma soprattutto di partecipazione ad attività ad altissimo valore di formazione, inclusione e networking».

Parliamo di leadership, lavoro di gruppo e cultura del fallimento: lo sport può essere uno strumento formativo?

«Per rispondere a questa domanda, basta leggere le dichiarazioni di molti atleti di alto livello, dai quali si capisce benissimo che la sconfitta, per quanto bruciante, è pur sempre un’occasione per imparare qualcosa e migliorarsi. E questo è un messaggio che tutti dovremmo portare a casa e trasferire nella nostra vita, anche se non sempre è facile».

Qual è l’impegno di UniTrento per le prossime Olimpiadi invernali?

«Le prossime Olimpiadi invernali, come nel 2013 le Universiadi ospitate in Trentino, sono una grande opportunità per proporre e sviluppare progetti che nel lungo termine possano contribuire allo sviluppo da un lato dell’Università e dall’altro del territorio in cui essa è ospitata. Per questa ragione, attraverso lo strumento del Coordinamento olimpico provinciale (a cui l’Università partecipa con un suo rappresentante), stiamo proponendo progetti che riguardano innovazione tecnologica, formazione, sviluppo e che confidiamo possano dare i suoi frutti anche nei decenni dopo i giochi del 2026».

Sport e innovazione tecnologica: in che modo UniTrento sta lavorando anche su questo?

«Il tema dell’innovazione tecnologica dello sport è da una decina d’anni sempre più importante a livello globale. L’Università di Trento si è mossa in due direzioni: ha costituito un istituto dedicato alla ricerca scientifica e tecnologica dello sport e ha avviato iniziative didattiche all’interno dei propri corsi di laurea. Inoltre stiamo lavorando a progetti molto stimolanti, come ad esempio la costruzione di un’infrastruttura tecnologica per la raccolta e l’analisi dei dati sportivi all’interno del palazzetto sportivo universitario di Sanbàpolis».

Nel 2023 lo sport è entrato nella Costituzione italiana per il suo “valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico”. Che significato ha questo riconoscimento?

«L’inserimento dello sport nella Costituzione è estremamente importante per promuovere una visione di sport che non sia più limitata a poche persone che mirano a risultati di altissimo livello agonistico, ma diventi sempre più uno strumento di benessere personale e sociale, di inclusione, di progettazione a favore dei cittadini (anche quelli con disabilità) e dei territori. Confido che l’inclusione dello sport in Costituzione possa dare i suoi frutti nei prossimi decenni, promuovendo una visione olistica dello sport che coinvolga tanti aspetti della nostra vita e della nostra società in maniera trasversale e interdisciplinare».