«Non parlo mai di insegnamento, io a scuola ho solo aiutato e imparato: dagli scolari, dalle maestre, dai miei alunni e alunne, dai colleghi. La scuola mi ha insegnato a vivere». Corradino Fanti parla con una voce piena di energia e affetto. All’età di 85 anni, il quattro giugno ha raggiunto un traguardo che per molti è solo un ricordo lontano o un progetto rimandato: la laurea. Per lui è un sogno che si realizza dopo decenni vissuti tra l’insegnamento, la famiglia, le passioni, e il desiderio mai sopito di conoscere e studiare. UniTrentoMag lo ha intervistato.
Si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Trento, con una tesi dal titolo: "La disciplina della fauna selvatica come patrimonio indisponibile: aspetti dominicali e responsabilistici", relatore Antonio Cassatella, professore di Diritto amministrativo e pubblico. Una scelta non casuale, anzi profondamente legata a una delle sue più grandi passioni: la caccia. Ma anche, come ci racconta, «un modo per comprendere meglio le regole che governano la nostra società e i rapporti tra cittadini, istituzioni e ambiente naturale».
Una vita tra la scuola e la montagna
Corradino Fanti nasce e vive a Rumo, piccolo comune della Val di Non. Per quarant’anni ha lavorato nella scuola: prima alle elementari, poi all’Istituto Magistrale di Cles, formando generazioni di futuri insegnanti. «Ho cominciato da giovanissimo. Il mio desiderio sarebbe stato studiare medicina, ma non c'erano le possibilità economiche. Eravamo in tanti a casa e mio padre, reduce di guerra, non poteva mantenerci agli studi. Così ho scelto la scuola. E lì ho trovato la mia missione».
I ricordi della sua carriera scolastica sono profondamente intrecciati a quelli della sua vita personale. «Ho sempre avuto un’ammirazione infinita per le donne. Ho voluto dedicare la tesi a mia moglie Narcisa, che è sempre stata al mio fianco. Era anche lei maestra. Questa laurea è per lei. Dedico un pensiero anche alle mie studentesse, alle colleghe, alle tante donne che ho incontrato. Ho imparato molto da loro, mi hanno dato tanto».
Un percorso lungo una vita
Fanti si era iscritto per la prima volta all’Università di Trento nel 1987. Si è messo a studiare con dedizione. «Lo studio era diventato un compagno di vita. Anche la notte, quando non dormivo, studiavo».
Ricorda bene la paura del primo esame. «L’ho fatto nel 1988, Sistemi giuridici comparati, con il professor Massimo Santaroni. Stavo per andarmene quando ho sentito una mano sulla spalla. Era il professor Santaroni che mi ha detto: "Venga, facciamo una bella chiacchierata". A quel punto non potevo rifiutare». Da quel giorno il percorso è proseguito velocemente sempre con esiti positivi. Di recente anche su sollecitazione di amici si è rimesso a studiare nella preparazione della tesi. L’ultimo esame dato nel 1992 e il libretto, da allora, chiuso in un cassetto. In mezzo, la vita. Gli impegni di lavoro, le responsabilità familiari, gli incarichi associativi – è stato attivo per anni nell’associazione dei cacciatori trentini.
L’Università l’ha vista nascere. E la memoria di quegli anni è nitida. «Mi ricordo Bruno Kessler e la sua tenacia, la sua determinazione nel volere le cose. L'università, secondo il mio giudizio, è una cosa eccezionale». Quando gli chiediamo della media, sorride: «Non ho mai fatto i conti. Non ho mai cercato il voto. L’importante per me era capire, apprendere».
Lo studio non ha età
Seguire le lezioni con persone più giovani di lui non è stato un problema, anzi. «Con alcuni ho fatto amicizia, qualcuno era stato persino mio alunno anni prima. Poi ho incontrato un amico eccezionale nel corso degli studi, Giorgio Bolego, ora professore di Diritto del lavoro a Giurisprudenza. L’università è un ambiente straordinario. C’è sempre da imparare, da ogni persona che incontri».
A chi gli chiede perché si sia messo a studiare “a questa età”, risponde con semplicità: «Perché lo studio ci rende più umani, più buoni. Ci aiuta a stare meglio, ci tiene vivi. Senza lo studio non c’è vita, non c’è comunicazione. E poi... lo studio è un bellissimo passatempo».
Il senso di un traguardo
La laurea rappresenta per lui un sogno coltivato a lungo e finalmente realizzato. Un riconoscimento personale, certo, ma anche qualcosa di più profondo: un atto d’amore. «L’ho fatto per me, per i miei figli, per mia moglie, per i miei nipoti. Sono due, bravissimi, lavoratori instancabili, di cui sono molto orgoglioso. E questa laurea è anche per loro».
Alla fine dell’intervista, Fanti ci lascia due messaggi, uno per i più giovani e uno per chi, come lui, ha superato gli “anta” da un po’. «Ai giovani dico: studiate, leggete tanto, aprite la mente. E non fermatevi mai. Lo studio non è solo dovere, è piacere, è conoscenza, è libertà». E a chi ha superato gli “anta” da un po’, strizzando l’occhio: «Ricordate quel vecchio motto goliardico: gli studenti hanno sempre vent’anni, anche quando ne hanno di più».
Il quattro giugno, all’Università di Trento, non si è laureato solo Corradino Fanti. Ma anche la sua costanza, la sua curiosità, la sua memoria, il suo amore. E l’idea che non sia mai troppo tardi per realizzare un sogno. Negli ultimi due anni, altre due persone, di 75 e 72 anni, si sono laureate all’Università di Trento, una in Studi storici e l’altra in Filosofia. Non rinunciare alle proprie aspirazioni e ambizioni. Forse sta in questo il segreto della vera giovinezza.