Si sta costituendo, in questi giorni, la commissione per il nuovo piano di sostenibilità energetica dell’ateneo. All’insegna della democraticità, la commissione prevederà una robusta partecipazione della rappresentanza studentesca, oltre che un indirizzo mail a cui chiunque, dalla matricola di Giurisprudenza al responsabile di direzione, potrà proporre idee e consigli legati alla riduzione degli sprechi e all’efficientamento energetico in ateneo. Abbiamo intervistato Marco Ragazzi, professore del Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica (Dicam), delegato del rettore alla sostenibilità ambientale, che ci illustra nel dettaglio la forma che sta prendendo il piano, con riferimento a ciò che è stato fatto e a ciò che si può ancora fare.
Professor Ragazzi, quali sono i nuovi obiettivi di UniTrento sostenibile, alla luce dell’approvazione ormai prossima del piano di sostenibilità ambientale?
«Un elemento di novità sarà sicuramente una commissione responsabile del piano più strutturata e organica, che coinvolgerà ampiamente, oltre a professori, delegati del rettorato e periti tecnici dell’università, la comunità studentesca. La convocazione dei rappresentanti degli studenti partirà da questa settimana, ma non ci si limiterà a questo: saranno creati degli specifici gruppi tematici composti dagli studenti. Inoltre, come in precedenza, la mail del progetto (unitrento-sostenibile [at] unitn.it) sarà aperta a raccogliere suggerimenti da parte di chiunque. Crediamo fortemente nel valore di una prospettiva globale e integrata sulla situazione energetica dell’ateneo e ogni suggerimento su efficientamento o riduzione degli sprechi sarà accolto, valutato e riceverà un opportuno feedback. L’approvazione del piano transitorio di sostenibilità ambientale per questo triennio è prevista per giugno».
Dal punto di vista tecnico, invece, cosa cambia?
«Abbiamo potenziato in modo significativo il monitoraggio dell’impatto delle misure proposte. A tal proposito, grazie ad alcuni interventi, è cresciuta la “migliorabilità dei consumi”: di recente sono stati collocati più misuratori negli spazi dell’ateneo, i quali ci consentono di capire meglio dove si verificano più sprechi e di conseguenza in che aree intervenire e che percorsi di trasformazione degli edifici attuare.
Quest’ultimo punto è particolarmente importante. Infatti nel condurre le strutture dell’Università verso una nuova sostenibilità bisogna tener conto sia dell’ammortamento dei costi di interventi precedenti, sia dell’età di queste: per esempio la nuova Bum ha un sistema senz’altro migliore, per esempio, del polo di Mesiano, la cui costruzione risale agli anni ’20 del secolo scorso».
Cosa si potrebbe fare di più sulla sensibilizzazione ai temi della sostenibilità di studenti, corpo docente e personale amministrativo?
«Insieme alla Direzione Comunicazione e Relazioni esterne, abbiamo recentemente avviato una campagna di sensibilizzazione collettiva rivolta alla comunità accademica, chiamato #soloquantoserve.
Ritengo importante rimarcare una cosa sul tema dell’energia elettrica: recentemente l’ateneo ha iniziato a consumare energia elettrica proveniente al 100% da fonti rinnovabili. In termini di emissione di CO2, ci assestiamo così a zero emissioni. Questo non significa un lasciapassare per un uso smodato di energia elettrica; studenti e personale dell’università devono esser consapevoli che energia rinnovabile non è uguale a energia illimitata e pensare e agire sempre in un’ottica di miglioramento nelle pratiche e nei consumi».
Più in generale, che ruolo può avere l’università di Trento per aumentare la consapevolezza sull’ambiente di Trento e provincia? C’è già qualche progetto in corso?
«Sicuramente un’area in cui intervenire sono le scuole superiori. Abbiamo già avviato alcuni contatti con alcuni istituti di secondo grado (specie di indirizzo tecnico-scientifico, ma non solo), ma anche a livello di scuola primaria non escludiamo niente. Con un istituto in particolare, la collaborazione è davvero prossima a prendere avvio.
Naturalmente siamo agli inizi, ma vediamo riscontri positivi anche “dall’altra parte del tavolo”: l’ambizione è che queste prime collaborazioni possano essere il seme di un modello da riproporre in futuro».
L’Università di Trento fa parte di Rus – La Rete delle università per lo sviluppo sostenibile, di cui è uno degli atenei fondatori. Nata nel 2016, la Rete è la prima esperienza di coordinamento e condivisione tra tutti gli atenei italiani impegnati su temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale, e nasce con la finalità di promuovere e diffondere una cultura sostenibile sia dentro che fuori dalle università. Marco Ragazzi è il delegato di UniTrento all’interno della rete e, insieme a lui altri referenti dell’Università collaborano in diversi gruppi di lavoro, favorendo scambi di idee, progetti e pratiche fra le università. Il 29 marzo, nell’Aula 16 del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, dalle 9:30 alle 13:30 UniTrento ospiterà un corso di formazione organizzato dal Gruppo di lavoro Risorse e Rifiuti della RUS: “La gestione del Deposito Temporaneo di Rifiuti: linee guida, focus aspetti ADR e casi di studio in ambito universitario”.