Lo Statuto dell'Università di Trento ©UniTrento 

Vita universitaria

Lo Statuto che verrà

Attese e tempi della revisione. Mercoledì 11 ottobre l’assemblea di presentazione della proposta alla comunità universitaria

5 ottobre 2023
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di Elisabetta Brunelli
Ufficio Stampa e Relazioni esterne

Il Senato accademico cresce di tre unità e lega la propria scadenza a quella del rettore. La Consulta dei direttori cambia pelle e nome. La Consulta del pta e cel e la Consulta dei dottorandi e assegnisti diventano organi centrali d’Ateneo. Il Consiglio degli studenti aumenta fino a dieci componenti. Nell’elezione di rettore o rettrice è più che triplicato il peso del voto del personale tecnico e amministrativo, mentre raddoppia quello di dottorandi/e e assegnisti/e. La componente studentesca viene inoltre coinvolta con tutte le sue rappresentanze. Sono alcune delle proposte di modifica dello Statuto che saranno presentate alla comunità universitaria nell’assemblea dell’11 ottobre nell’ambito del processo di revisione del principale atto che regola la vita dell’Università di Trento.

Come e quando: il processo di revisione

Il percorso era iniziato lo scorso novembre con l’istituzione da parte del rettore Flavio Deflorian del gruppo di lavoro dedicato. A farne parte: Paola Iamiceli e Franco Fraccaroli per il Senato accademico, Franco Dalfovo e Giuseppe Sciortino per la Consulta dei direttori e, come tecnico, Matteo Cosulich, professore della Facoltà di Giurisprudenza.
Il gruppo di lavoro ha svolto un’analisi complessiva e ha predisposto un documento preliminare. Una proposta di modifica dello Statuto che in queste ultime settimane è stata discussa, integrata ed emendata prima dal Senato accademico, poi nella seduta congiunta di Senato e Consulta dei direttori e infine in quella di Senato e Consiglio di amministrazione. Dopo l’acquisizione dei commenti emersi dalle due sedute congiunte, il documento è tornato in Senato.
L’iter di consultazione ha previsto anche un momento di confronto con le rappresentanze sindacali sulle principali questioni che riguardano in particolare il personale tecnico e amministrativo.
Il confronto si estende ora a tutta la comunità universitaria: mercoledì 11 ottobre il documento con le modifiche proposte sarà infatti presentato in un’assemblea aperta, prima della stesura definitiva e dell'approvazione formale.
Spetterà al Senato accademico deliberare la proposta finale che passerà alla Consulta dei direttori per acquisire un ultimo parere. Infine, la proposta di revisione dello Statuto dovrà essere approvata, con le modifiche ritenute opportune, dal Consiglio di amministrazione e dal Senato, riuniti in seduta congiunta presieduta dal rettore, a maggioranza dei due terzi di aventi diritto al voto.

Cosa: lo Statuto in discussione

La revisione riguarda lo Statuto attualmente in vigore, che era stato emanato con decreto rettorale e pubblicato in Gazzetta ufficiale nella primavera del 2012.
Nell’email che il rettore Deflorian ha scritto per invitare all’assemblea, ha ricordato che la revisione dello Statuto, prevista tra gli obiettivi del suo mandato e momento di fondamentale importanza per la vita dell’Ateneo e di tutte le sue componenti, «intende recepire le novità legislative degli ultimi anni, estendere la partecipazione della componente non-docente alla vita universitaria e includere le necessarie disposizioni relative a qualità, ciclo di programmazione, monitoraggio e valutazione».
Un lavoro di revisione e adeguamento per rispondere a una serie di istanze e di cambiamenti che hanno interessato l’Ateneo negli ultimi tempi. Cambiamenti e novità che l’Università di Trento è libera di apportare nel rispetto della legge istitutiva dell’Università di Trento (590/1982) e del decreto legislativo 142/2011, contenente le norme di attuazione relative alle funzioni delegate alla Provincia autonoma di Trento in materia di Università di Trento dalla legge 191/2009.
Ciò significa che UniTrento, ad esempio, non può modificare la composizione del Consiglio di amministrazione, magari con il ritorno alle rappresentanze del personale tecnico e amministrativo e del territorio. Le norme di attuazione, infatti, sono molto dettagliate sulla composizione di tale organo. Anche sulla decisione di eventualmente cambiare la durata della carica rettorale o di renderla rinnovabile è necessario attenersi al mandato unico di sei anni deciso per tutte le università statali italiane dalla legge 240/2010.

Perché: obiettivo di fondo e alcune proposte

«Il principio di fondo – sottolinea Cosulich – che ha ispirato il lavoro di revisione è una governance condivisa, una maggiore partecipazione di tutte le componenti della comunità universitaria alla vita e alle decisioni dell’Ateneo».
Va in questa direzione la proposta di inserire tra gli organi centrali la Consulta del pta e cel con almeno undici rappresentanze elette dal personale tecnico e amministrativo e almeno una dal personale collaboratore ed esperto linguistico. Stesso discorso per la Consulta di dottorandi e assegnisti che riunirà una rappresentanza di dottorando/a per collegio di dottorato e un’espressione di personale di ricerca non strutturato per ogni dipartimento e centro.
Così come l’ipotesi di trasformare la Consulta dei direttori nella Consulta di Ateneo, nella quale direttori e direttrici dei dipartimenti e centri saranno in composizione integrata con due rappresentanze della Consulta del pta e cel e due rappresentanze della Consulta di dottorandi e assegnisti quando ci sarà da discutere su questioni di comune interesse.
Novità si profilano per il Consiglio degli studenti che si chiamerà Consiglio studentesco e aumenterà fino a dieci componenti. E anche il Nucleo di valutazione si arricchisce di una rappresentanza studentesca.
Nell’elezione rettorale è destinato ad aumentare poi il peso del voto del personale tecnico e amministrativo e cel, dal 4 al 15% dei voti esprimibili, di dottorandi/e e assegnisti/e, dal 2 a 4% dei voti esprimibili. La componente studentesca peserà per l’8% e includerà anche il voto dei rappresentanti nelle strutture accademiche.
È inoltre prevista una serie di adeguamenti a seguito dell’attivazione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia e della maggiore numerosità del corpo docente. A questo proposito, c’è il disegno di un Senato accademico a nove componenti (oggi sono sette), oltre al rettore e alla componente studentesca. I mandati dei nove docenti, di cui cinque elettivi e quattro di nomina, coincideranno e saranno legati alla scadenza rettorale.