«Tutelare l’ambiente significa riconoscere il valore primario delle risorse naturali e operare scelte conformi al principio della sostenibilità ambientale. Tutelare la dignità e la sicurezza dell’ambiente di lavoro significa tenere comportamenti rispettosi del luogo di lavoro, dei beni e delle risorse pubbliche, salvaguardando l’incolumità propria e altrui». È quanto recita l’articolo 4 comma 9 del Codice etico dell’Università. Uno scritto che traccia la direzione del percorso di sostenibilità a 360 gradi intrapreso dall’Università di Trento: ambientale, sociale e di governance (la sostenibilità Esg: environmental, social, governance). Un processo partecipato che intende coinvolgere l’intera organizzazione di UniTrento e che, per la sua complessità, richiede competenze trasversali. Da qui la decisione, che a breve si concretizzerà con l’affidamento dell’incarico, a esperti in ambito Esg Sustainability che supporteranno l’Ateneo nel creare una visione di insieme, a disegnare una roadmap ed un modello organizzativo per consolidare l’approccio di UniTrento alla sostenibilità.
«Serve un approccio pervasivo all'interno delle strutture dell'Ateneo, per promuovere una cultura della sostenibilità rigorosa, concreta e duratura» spiega Marco Dorigatti, dirigente della Direzione Patrimonio immobiliare. «Per incrementare la nostra competenza e conoscenza e per rafforzare le azioni da intraprendere, riteniamo che un occhio esterno possa aiutarci a disegnare una roadmap pluriennale per le iniziative che abbiamo in mente di realizzare». Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, l’orizzonte temporale più ampio è quello del 2050, quando si prevede di raggiungere il net zero (la neutralità climatica), in linea con gli Accordi di Parigi. Guardando a un futuro più vicino, l’obiettivo è la riduzione delle emissioni legate all’energia, fino al 55% entro il 2033. Limitare le emissioni di sostanze inquinanti ha un impatto benefico sul pianeta, ma anche sulle persone che lo abitano. Per fare questo, UniTrento, che dal 2017 fa parte della Rete delle Università sostenibili (Rus) si è dotata di un green office, un tavolo di confronto permanente che vede la partecipazione della componente studentesca, dipendenti dell’amministrazione e del comparto tecnico e amministrativo, di docenti e personale della ricerca. I temi su cui si concentra il lavoro sono: energia, risorse, rifiuti, mobilità, cibo, educazione.
Sul fronte operativo, le persone di riferimento che si occupano, oggi, di monitorare i risultati dell’Università per ciascuna di queste voci e pensare a interventi migliorativi, sono l’energy manager Gianluca Signore e la mobility manager Mirella Ponte che hanno contribuito alla redazione del Piano di decarbonizzazione dell’Ateneo all’interno del quale è contento la Carbon Footprint che esprime il totale delle emissioni di gas ad effetto serra. Il documento presenta una serie di obiettivi, a breve e lungo termine, confermati nel Piano di sostenibilità ambientale aggiornato per il biennio 2025-2027, che partono dalla mappatura attuale dei consumi e delle emissioni degli edifici del patrimonio immobiliare universitario per individuare correttivi e indirizzare le risorse necessarie. Complessivamente nel 2023 l’Ateneo ha prodotto circa 26.000 tonnellate di CO2 equivalente.
Dal piano emerge che, di queste emissioni, l’11 per cento è dovuto ai consumi energetici, al riscaldamento degli immobili e all’elettricità; circa il 58 per cento riguarda le emissioni indirette dovute ai trasporti; il 31 per cento riguarda altre emissioni indirette come beni acquistati, rifiuti e servizi. Le parole chiave che guidano e guideranno le azioni virtuose per migliorare le prestazioni ambientali sono: progettazione, gestione, conservazione degli immobili e consapevolezza. Si sta lavorando per l’elettrificazione parziale degli impianti termici, con l’obiettivo di ridurre almeno il 50% di emissioni. Questo consentirebbe un risparmio di 1.944 tonnellate di CO2 equivalente. A questo scopo la Direzione Patrimonio immobiliare ha avviato uno studio che consentirà di creare dei “gemelli digitali” degli edifici che serviranno a simulare l’effetto in termini di efficienza energetica e quindi di riduzione delle emissioni, e una serie di altri interventi, per orientare al meglio gli investimenti e le risorse economiche disponibili.
Contestualmente sono in fase di progettazione nuove strutture (come quelle già realizzate a Rovereto con l’Edificio 10, o ancora la Bum - Biblioteca universitaria Mesiano e la Buc - Biblioteca universitaria centrale) caratterizzate da elevate prestazioni energetiche, soluzioni impiantistiche altamente efficienti e utilizzo di materiali a ridotto impatto ambientale. Entro l’anno sarà installato un impianto fotovoltaico sopra la Bup - Biblioteca di Povo. Una seconda copertura fotovoltaica sarà realizzata il prossimo anno, presso la sede del Dicam a Mesiano o al Palazzo di Economia. Sul patrimonio esistente si sta intervenendo con investimenti significativi già da alcuni anni attraverso la sostituzione graduale di impianti obsoleti ed energivori, le riqualificazioni energetiche degli edifici e le illuminazioni a led. Ma c’è anche il tema gestione. «Per poter essere efficienti è necessario conoscere bene i nostri edifici e monitorare puntualmente i consumi» sottolinea Gianluca Signore.
E continua: «Negli ultimi anni abbiamo fatto passi da gigante per la creazione di una base solida di dati per la conoscenza del nostro patrimonio in termini architettonici, impiantistici e per il monitoraggio dei consumi. Abbiamo informatizzato il patrimonio immobiliare e gli impianti al suo interno, installando misuratori e sensori che consentono sempre più in tempo reale di verificare l’andamento dei nostri consumi e la temperatura degli ambienti e di individuare anomalie in modo tempestivo». Come emerge chiaramente dal Piano di decarbonizzazione, la grossa fetta di inquinamento è rappresentata dalla voce “mobilità”, che si lega in maniera ancora più evidente ai comportamenti delle singole persone. Accanto alle iniziative di sensibilizzazione, come la campagna #soloquantoserve della Direzione Comunicazione e Relazioni esterne, si cerca di creare consapevolezza verso abitudini più sostenibili da parte di chi studia e lavora in Ateneo.
Ancora troppo elevato da parte di docenti e pta l’utilizzo dell’auto privata per spostarsi da un lato. Pochi autobus per chi frequenta il Polo di collina e pochi stalli per le bici per chi si muove con le due ruote, dall’altro.
«Abbiamo proposto tre assi di miglioramento – spiega Mirella Ponte che prosegue – il primo è l’incremento dei parcheggi per le biciclette nelle sedi universitarie oltre a due ciclofficine al Polo Ferrari 1 e a Lettere in città dove è possibile riparare il mezzo. Un’altra proposta accolta favorevolmente è quella dell’utilizzo del mezzo privato condiviso grazie all’uso di una app che crea due community – una studentesca e l’altra composta da personale dipendente. Infine si sta lavorando con il Comune per cercare di implementare le corse degli autobus verso le zone di collina. Un altro punto di miglioramento – conclude – è l’utilizzo di monopattini elettrici in sharing con una tariffa agevolata che UniTrento ha concordato con la società che gestisce quelli del Comune».