[…] A parole, siamo sempre tutti d’accordo nel sostenere che la competitività di un Paese passa attraverso la centralità della formazione e della ricerca e attraverso un collegamento più stretto con il mondo del lavoro.
Ma è una piacevole sorpresa vedere che qui, a Trento, alle parole seguono i fatti.
Se Trento è la migliore Università pubblica in Italia per le attività di ricerca, se il nostro Centro Ricerche Fiat (CRF) di Trento è diventato un punto di riferimento per tutta Fiat Chrysler Automobiles (FCA) a livello globale, se possiamo contare su un luogo d’eccellenza come questo Polo scientifico lo dobbiamo anche a un’amministrazione illuminata, che crede nell’innovazione e che investe per svilupparla.
Il Polo Meccatronica di Rovereto – un progetto innovativo creato su un’area industriale dismessa – non è solo una testimonianza di come sia sempre possibile cambiare, ricreare, rinnovare.
È soprattutto un esempio, quasi unico, di integrazione tra imprese, enti pubblici, fondazioni di ricerca e università. Qui davvero si realizza quell’effetto-sistema di cui si parla spesso in Italia, ma che è poi così raro da ottenere.
Confesso che essere qui oggi è un piacere e una grande emozione.
Lo è per i rapporti storici che esistono tra la nostra azienda e il Trentino.
Negli ultimi 15 anni, abbiamo lavorato a molti progetti in comune, con l’Università, ma anche con la Provincia e con l’agenzia Trentino Sviluppo, specialmente sui sistemi avanzati per la sicurezza preventiva e di ausilio alla guida. Abbiamo imparato gli uni dagli altri, ci siamo confrontati, siamo cresciuti insieme.
La sperimentazione in corso sull’Autostrada del Brennero, proprio a due passi da qui, tra Rovereto Sud e Rovereto Nord, è solo un esempio di come le nostre ricerche siano reali. Mi fa piacere potervi anticipare che il tratto sperimentale verrà presto esteso anche verso il confine con l’Austria, come ponte tecnologico verso l’Europa, cosa che permetterà all’Italia di lavorare sull’integrazione e sulla compatibilità dei sistemi a livello internazionale.
Sono convinto che il recente trasferimento del CRF presso la Fondazione Bruno Kessler farà da ulteriore stimolo ai processi di open innovation.
L’emozione di oggi è legata anche al titolo che mi conferite.
Primo, perché è il riconoscimento delle capacità dei nostri leader nel rovesciare un passato difficile, nell’aver dato alla Fiat un orizzonte mondiale e con esso la speranza e il coraggio di costruire un futuro migliore.
Poi, perché in qualche modo aiuta me a ridurre quell’inevitabile senso d’inferiorità che si prova, di tanto in tanto, a non essere ingegnere in un ambiente dove si è circondati da tanti bravi ingegneri.
Il compito che mi è stato assegnato oggi è portarvi la mia visione su come le innovazioni tecnologiche cambieranno l’automobile e, probabilmente, la fisionomia dell’intero settore.
Ci sono, però, due cose che di sicuro non farò.
Non vi farò nessuna lezione formale. L’ultima cosa di cui avete bisogno è sorbire una presentazione di grafici e numeri. Vi assicuro che ne ho viste e continuo a vederne moltissime – e neanch’io le ammiro poi così tanto.
E non vi presenterò un futuro idilliaco ad ogni costo.
Se c’è una cosa che mi distingue è quella di non usare giri di parole.
Anche oggi, con voi, sarò molto diretto.
Quando parliamo di innovazione dobbiamo essere pragmatici.
Raccontarci che tutte le nuove tecnologie, anche se vanno tanto di moda, saranno la soluzione magica ai nostri problemi, non solo è ingenuo, ma può essere anche pericoloso.
Vorrei iniziare raccontandovi una storia, che riguarda il più famoso detective al mondo, nonché uno dei personaggi più geniali che la letteratura ci abbia lasciato, Sherlock Holmes.
Sherlock Holmes e il Dottor Watson decidono di andare in campeggio. Piantano la tenda sotto le stelle e vanno a dormire.
Nel mezzo della notte, Sherlock Holmes sveglia Watson e gli dice: “Watson, guarda il cielo e dimmi cosa vedi”.
Watson risponde: “Vedo milioni e milioni di stelle”.
E Sherlock Holmes: “E che cosa ne puoi dedurre?”.
Watson riflette e gli dice: “Se ci sono milioni di stelle, e se anche solo alcune di esse hanno dei pianeti, allora è molto probabile che esistano altri pianeti come la Terra. E se esistono altri pianeti come la Terra, allora potrebbero esserci altre forme di vita”.
E Sherlock Holmes: “Watson, sei un idiota. Vuol dire che qualcuno ci ha rubato la tenda”.
Arthur Conan Doyle, che ha creato Sherlock Holmes e la sottile arte della deduzione, ci ha anche lasciato una grande lezione ricordandoci che “Non c’è nulla di più ambiguo e ingannevole di un fatto ovvio”.
Se c’è una cosa ovvia, oggi, è che ci troviamo alle soglie della più grande rivoluzione nel mondo dei trasporti, almeno da quando l’automobile ha sostituito cavalli e carrozze.
Siamo di fronte a forze di innovazione, anche dirompenti, che stanno scardinando gli abituali paradigmi.
Nessuno sa dire quale sarà il risultato di queste tendenze o cosa ne sarà del nostro settore tra 10 o 20 anni.
Neppure io ho una sfera di cristallo e purtroppo non ho nessuna verità universale da offrirvi oggi.
Ho vissuto a sufficienza per sapere che aveva ragione il premio Nobel per la Fisica, Niels Bohr, quando disse che: “Fare previsioni è molto difficile, specialmente se si tratta del futuro”.
Quello che posso fare, comunque, è condividere con voi alcune riflessioni sui fattori che avranno un ruolo decisivo nel cambiare il nostro settore e come noi, in FCA, ci stiamo preparando ad affrontare questi cambiamenti.
Ogni volta che partecipo a un dibattito – che il pubblico sia composto da studenti, analisti finanziari, investitori o giornalisti –sono sempre due le domande ricorrenti.
La prima riguarda i veicoli elettrici e quali prospettive ritengo possano avere. La seconda è sulle auto che si guidano da sole.
Queste sono le due aree su cui intendo concentrare il mio intervento di oggi, perché sono convinto che si tratti dei cambiamenti tecnologici più significativi che vedremo nel prossimo futuro.
La più grande sfida ambientale e sociale che tutti quanti abbiamo davanti è quella di ridurre la dipendenza dal petrolio.
La diffusione di forme di propulsione alternative, tra cui l’elettrico, è legata all’emergere di una coscienza collettiva sul pesante ruolo delle emissioni di anidride carbonica nei cambiamenti climatici.
Il settore dei trasporti, nel suo complesso, rappresenta il 14 per cento delle emissioni di gas a effetto serra, principalmente per l’uso di combustibili a base di petrolio. Di questo 14 per cento, la quota in capo alle automobili è circa la metà, mentre il resto è prodotto dai sistemi ferroviario, aereo e marino.
Se anche è chiaro che il nostro settore, da solo, non può essere la soluzione, di certo possiamo svolgere un ruolo importante.
Ma dobbiamo essere chiari: non esiste una soluzione unica, né una formula magica per questo problema.
Le “fughe in avanti”, dove si voglia dimostrare di avere trovato la panacea di tutti i nostri mali ambientali, sono pure illusioni.
E in tempi recenti ne abbiamo viste più d’una.
Ricorderete che un decennio fa ci è stato raccontato il sogno dell’idrogeno.
Poi si è scoperto che, oltre ai problemi della durata e dei costi delle fuel cell, introdurre l’idrogeno su larga scala avrebbe solo spostato il problema alla fonte. Ci avrebbe dato vetture pulitissime, ma ottenute a scapito di enormi quantità di energia ed emissioni inquinanti a causa del processo di produzione dell’idrogeno.
Ora che l’idrogeno è passato di moda, è la volta dell’elettrico.
Non sto dicendo che sia un progetto da non considerare, ma va fatto con lungimiranza e realismo. […]
Lo scorso 2 ottobre l’Università di Trento ha conferito la laurea honoris causa in Ingegneria meccatronica a Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, per “l’eccezionale professionalità, impegno ed efficacia nella gestione di diverse realtà industriali ai massimi livelli internazionali”.
La cerimonia si è svolta il 2 ottobre presso il Polo Meccatronica di Rovereto ed è stata organizzata in collaborazione con Trentino Sviluppo. Sono intervenuti il rettore Paolo Collini, il presidente dell’Università di Trento Innocenzo Cipolletta, il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, il direttore del Dipartimento di Ingegneria industriale Dario Petri e il professor Mauro Da Lio, che ha tenuto la laudatio.
A margine della cerimonia Marchionne ha fatto visita ai laboratori della ProM Facility del Polo Meccatronica, accompagnato dai vertici dell'Ateneo trentino, dai rappresentanti delle istituzioni provinciali e da alcuni imprenditori del sistema trentino della meccatronica. Durante la visita Marchionne ha potuto incontrare gli studenti e le studentesse della scuderia E-Agle Trento Racing Team.
Il testo della lectio magistralis in versione integrale è disponibile nel box di download.